La bronchite batterica protratta (BBP), descritta per la prima volta nel 2006 come entità clinica, è una delle principali cause di tosse cronica in età pediatrica. È caratterizzata da tosse cronica produttiva isolata, senza segni riferibili ad altre patologie, che generalmente risponde favorevolmente a un ciclo di terapia antibiotica orale di 14 giorni. La tosse da BBP può essere sia diurna che notturna e può presentarsi dopo sforzo fisico simulando una crisi asmatica, ma a differenza di quest’ultima non migliora dopo terapia con farmaci broncodilatatori.
I principali microrganismi responsabili della Bronchite Batterica Protratta sono Haemophilus influenzae acapsulato, Streptococcus pneumoniae, e Moraxella catarrhalis. La colonizzazione endobronchiale di questi patogeni è favorita dalla loro capacità di produrre un biofilm, all’interno del quale resistono alla terapia antibiotica e alle difese messe in atto dall’ospite. Altri fattori che favoriscono la colonizzazione da parte di questi microrganismi sono le infezioni virali, che intaccano la clearance muco-ciliare; alcune patologie che riducono l’efficacia della tosse (malattie neuromuscolari); la presenza di tappi di muco (soggetti affetti da fibrosi cistica o asmatici); immunodeficienze, tracheomalacia o laringomalacia.
Sono prevalentemente interessati i bambini con età inferiore a sei anni e risultano essere a maggiore rischio tutti coloro i quali eseguono cicli incompleti di terapia antibiotica in corso di infezioni delle basse vie respiratorie.
Si tratta prevalentemente di una diagnosi di esclusione, basata sulla presenza di tosse catarrale persistente isolata, che si risolve dopo ciclo di terapia antibiotica adeguata e per la quale non si identificano cause alternative. Tra gli accertamenti diagnostici è possibile richiedere la radiografia del torace, che tendenzialmente non mostra reperti patologici e la spirometria, anche questa generalmente nella norma. In alcuni casi il sospetto clinico può essere confermato mediante esami colturali su espettorato indotto e sul liquido di broncolavaggio alveolare, quest’ultimo non più considerato indispensabile per la diagnosi. E’ possibile invece richiedere ulteriori accertamenti strumentali (TC, broncoscopia) in presenza di segni specifici di allarme o quando si assiste ad una mancata risoluzione della sintomatologia dopo il trattamento antibiotico. La diagnosi definitiva può essere posta esclusivamente dopo la completa scomparsa dei sintomi in seguito ad adeguata terapia antibiotica.
Bisogna escludere bronchiectasie, fibrosi cistica, immunodeficienza o altre patologie tra le quali la discinesia ciliare primaria.
La BBP deve essere diagnosticata e trattata prontamente in modo da prevenire le possibili complicanze, primo tra tutte le bronchiectasie, che possono aggravarne la prognosi.
La terapia è empirica. L’antibiotico di scelta appartiene alla classe delle penicilline. In alternativa è possibile utilizzare un macrolide o una cefalosporina. La durata della terapia è di almeno due settimane. La risposta è generalmente molto buona. Nei rari casi di BBP recidivante (più di 3 episodi per anno) è in fase di studio il ruolo della terapia inalatoria, che ha mostrato risultati promettenti per quanto riguarda l’uso degli antibiotici per via aerosolica.