L’infiammazione del naso e dei seni paranasali, la rinosinusite, è una malattia abbastanza frequente, sia nella sua forma acuta, sia in quella cronica. Si stima che la classica rinosinusite acuta, conseguente nella maggior parte dei casi a un’infezione virale a carico del naso, spesso complicata da una sovrainfezione batterica, colpisca ogni anno fra il 6 e il 15% della popolazione. Da una ricerca statunitense risulta per esempio che ne soffre una persona su otto (1). Per quanto riguarda invece la forma cronica, quella cioè in cui la malattia prosegue per oltre tre mesi, i dati relativi all’Europa indicano una prevalenza media del 10,9% con importanti variazioni fra una nazione e l’altra (dal 6,9 al 27,1%) (2)
Quali responsabili della rinosinusite cronica sono stati chiamati in causa anche i funghi e più precisamente una reazione del sistema immunitario nei loro confronti. Uno studio, realizzato alcuni anni fa da ricercatori della Mayo Clinic, ha permesso di dimostrare la presenza di un fungo nel 96% dei casi; questa osservazione ha fatto ipotizzare che, in individui sensibili, il particolare tipo di globuli bianchi richiamati per attaccare i funghi, gli eosinofili, possano determinare un’infiammazione delle mucose (3).
Anche l’inquinamento può contribuire alla comparsa di questo disturbo: basti pensare che il naso rappresenta il primo organo con cui entrano in contatto l’aria e gli inquinanti in essa contenuti (4). Questi ultimi finiscono col depositarsi sulla mucosa nasale da dove sono assorbiti, provocando infiammazione, gonfiore, ostruzione dei seni paranasali, vale a dire la rinosinusite. Non va poi trascurato il fatto che l’assorbimento di queste sostanze tossiche può avere effetti sull’intero organismo. In particolare, sono importanti le conseguenze sul sistema immunitario che si traducono in una maggior facilità di comparsa delle allergie e in un peggioramento della situazione nelle persone che già soffrono di malattie allergiche. Svariate ricerche hanno documentato le conseguenze negative del particolato PM 2,5 e PM 10 sull’infiammazione della mucosa nasale e dei seni paranasali (5). Anche l’inquinamento indoor può avere un effetto sostanziale sulle malattie respiratorie, a cause delle sue più elevate concentrazioni di inquinanti (6); si è visto che un miglioramento della qualità dell’aria indoor si accompagna a una riduzione dell’infiammazione a livello rinosinusale.
La rinosinusite rappresenta una delle ragioni più comuni per cui vengono prescritte terapie antibiotiche, ma anche trattamenti inalatori topici a base di steroidi, mucolitici, decongestionanti e lavaggi nasali. Anche l’alimentazione può giocare un ruolo favorevole. È stato per esempio proposto un intervento dietetico per ridurre l’infiammazione in una forma di rinosinusite cronica che non risponde alle terapie mediche e chirurgiche (7).
Sebbene i risultati ottenuti necessitino di ulteriori studi di approfondimento, si è visto che delle diete con proprietà antinfiammatorie possono rappresentare un utile complemento alle terapie farmacologiche. Secondo i ricercatori il fenomeno può essere mediato a livello intestinale dalla popolazione batterica presente nell’intestino, il microbioma. Si è visto infatti che il consumo di grassi e zuccheri può favorire l’infiammazione e che un basso consumo di vegetali può alterare la composizione della flora batterica intestinale e la funzione della mucosa intestinale favorendo la comparsa di malattie croniche. Per contro, diversi studi hanno dimostrato come l’assunzione di determinati probiotici consenta di ridurre il numero di persone che si ammalano di infezioni delle alte vie respiratorie e la durata dei sintomi (8,9). È stata anche ipotizzata l’utilità della dieta mediterranea: sono ampiamente dimostrate le sue proprietà antinfiammatorie che sono chiamate in causa nel ridurre il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, diabete, sindrome metabolica e alcune malattie degenerative. Sebbene non sia stata finora studiata in maniera specifica la relazione fra rinosinusite cronica e dieta mediterranea, quest’ultima potrebbe avere un effetto favorevole (7).
Viene anche suggerito un ruolo per una dieta ricca di acidi grassi polinsaturi, vale a dire di omega 3, le cui fonti sono essenzialmente rappresentate dai pesci e da alcuni vegetali e di omega 6, di cui sono ricchi gli oli, la frutta secca e svariati tipi di semi. In alcuni casi le malattie respiratorie, fra cui la rinosinusite, possono essere peggiorate dall’esposizione all’aspirina. In questi casi un aiuto può venire da una dieta a basso contenuto di salicilati. L’ipotesi ha trovato conferma in uno studio che ha dimostrato come il minor consumo di alimenti ricchi di salicilati quali vino, noci, alcuni vegetali si sia tradotto in un miglioramento dei disturbi (10). Anche il consumo di alimenti ricchi di antiossidanti può essere utile in quanto contribuisce a contrastare gli effetti ossidativi degli inquinanti e a facilitarne la rimozione dall’organismo (4).
Un aiuto al controllo della sintomatologia può venire infine dai soggiorni in clima marino. È noto che le soluzioni saline favoriscono la disgregazione del biofilm, quella specie di pellicola che riveste la popolazione di batteri e che contribuisce renderli meno attaccabili dagli antibiotici. Poiché nella rinosinusite il ruolo del biofilm è particolarmente importante, l’attività fluidificante e decongestionante dell’acqua marina può avere un effetto benefico e sono spesso sufficienti pochi giorni di permanenza al mare per registrare i primi benefici. Ovviamente, poiché la maggior parte di noi non ha la possibilità di vivere sempre al mare, in alternativa è possibile aiutarsi con lavaggi nasali e aerosolterapia.