Infezioni batteriche e virali: cos'è importante sapere

Le malattie respiratorie, nella maggior parte dei casi, vedono come causa un agente infettivo. Per quanto non sempre sia possibile, né necessario, identificare l’esatto responsabile della malattia, le infezioni respiratorie sono prevalentemente causate da virus e batteri e fanno parte dell’infanzia di praticamente tutti i bambini. Più spesso di origine virale, soprattutto nei primissimi anni di vita, rappresentano una delle cause più frequenti di assenza scolastica, visita medica e ospedalizzazione. Per quanto di solito l’incontro con un virus o un batterio, grazie alla capacità del sistema immunitario di dare una risposta adeguata, esiti in un processo benigno di cui talvolta è anche difficile rendersi conto, altre volte la risposta immunitaria non riesce a sconfiggere in tempo l’infezione, prima che questa si manifesti a noi attraverso quelli che definiamo sintomi.
I più comuni, se parliamo di infezioni respiratorie, comprendono raffreddore, febbre, tosse, mal di gola, aumento della frequenza respiratoria e difficoltà a respirare. Talvolta possono essere presenti anche sintomi non strettamente correlati alle vie aeree, come sonnolenza, inappetenza, dolore addominale, irritabilità.

Ma che differenza c’è tra i due tipi di infezione? Se prendiamo come guida i sintomi citati – comuni ad entrambe – un’infezione batterica darà più frequentemente una febbre alta che si protrae nel tempo, una tosse catarrale che persiste anche durante il sonno, un maggior interessamento dello stato generale del bambino. Dal punto di vista della terapia, un’importante differenza risiede nel fatto che mentre contro i batteri abbiamo una cura specifica – gli antibiotici – per i virus questa cura mirata non è disponibile nella maggior parte dei casi, ma ci si avvale di una terapia di supporto.
Nella maggior parte dei casi, stabilire il tipo di infezione con certezza, per scegliere se usare o no l’antibiotico, è molto difficile sulla base dei soli sintomi.

Nel definire l’origine dell’infezione spesso non sono dirimenti neppure gli esami ematici, i quali restano comunque indicati in caso di compromissione dello stato generale del paziente. Il processo decisionale è dunque complesso, si basa su criteri di frequenza epidemiologica (ad esempio un lattante ha più probabilità di avere un’infezione virale, mentre nei bambini in età prescolare aumenta la frequenza delle infezioni batteriche), durata e tipo dei sintomi, segni osservabili all’esaminazione, esami del sangue, tamponi mirati per microrganismo (quando disponibili), storia del paziente. Quindi quando preoccuparsi e chiamare il pediatra/andare in Pronto Soccorso? Tendenzialmente la regola d’oro è osservare l’insieme: è opportuno rivolgersi al pediatra se, ad esempio, un bambino, oltre ad avere la febbre e la tosse, subisce una netta modifica delle proprie normali attività quotidiane – come giocare, interagire, dormire, mangiare, bere – e se questa modifica si protrae nel tempo. Infine, nel caso delle infezioni respiratorie, sarà un campanello di allarme la presenza di difficoltà a respirare o dei cosiddetti “rientramenti”, ovvero infossamenti a livello sottocostale, intercostale o del giugulo durante il respiro, segno di marcato impegno respiratorio. Nel dubbio, è comunque buona norma consultare il pediatra di fiducia, affidandoci a lui e ricordando che le rivalutazioni nel tempo sono spesso necessarie.