Nella stagione primaverile, ma non solo, alcune persone manifestano sintomi come starnuti continui, prurito al naso e agli occhi, lacrimazione. Stiamo parlando delle allergie. Ma di che cosa si tratta? È possibile evitare una reazione allergica? Cosa fare nella fase acuta? Come trattarle? Sono domande frequenti, soprattutto se pensiamo che circa il 20% della popolazione italiana soffre di una forma allergica. Per questo abbiamo chiesto al Professor Michele Miraglia Del Giudice di chiarire cosa si intende per reazioni allergiche, quali sono le cause che scatenano il processo infiammatorio e quali le strategie terapeutiche per contrastare i sintomi.
Per allergia si intende una serie di condizioni causate dall’ipersensibilità del sistema immunitario di un soggetto a sostanze generalmente innocue per la maggior parte delle persone, chiamate allergeni che possono essere presenti nell’aria (pollini, peli di animali, acari della polvere e muffe), in alcuni alimenti (uova, latte, pesce, crostacei, arachidi, noci, grano, soia), o generate da punture di insetti come api o vespe.
La persona geneticamente predisposta a sviluppare una reazione allergica, quando incontra per la prima volta un allergene, inizia a produrre immunoglobuline E specifiche (IgE) contro questa sostanza. In seguito, queste IgE si legano alla membrana di particolari cellule chiamate mastociti, e basofili con il caratteristico legame a ponte.
Quando il soggetto viene a contatto per una seconda volta con lo stesso allergene, avendo già le IgE specifiche poste sulla superficie delle cellule sopracitate, i mastociti degranulano e si scatena la liberazione dei mediatori, in particolare l’istamina che provoca rapidamente sintomi quali prurito, arrossamento e lacrimazione.
Contemporaneamente a questo fenomeno, vengono prodotte citochine e chemochine che richiamano le cellule eosinofile (le più importanti nell’infiammazione allergica) nel sito dell’infiammazione, ad esempio l’epitelio nasale.
Le manifestazioni scatenate da una reazione allergica sono contraddistinte da tempi diversi, abbiamo una risposta immediata causata da mediatori come l’istamina con sintomi come lacrimazione, starnuti, ecc. Successivamente, dopo qualche ora, subentra l’infiammazione eosinofila con rigonfiamento della mucosa e sintomi di ostruzione nasale.
Innanzi tutto, è opportuno fare una distinzione tra reazioni allergiche “IgE mediate” e “non IgE mediate”. Le prime comprendono la rinite, l’asma, l’orticaria e lo shock anafilattico. Esistono, poi, reazioni immunologiche “non IgE mediate”, come la proctite, l’enterite, o miste “IgE mediate e non IgE mediate” come la dermatite atopica.
La differenza dal punto di vista clinico è che le reazioni “IgE mediate” sono rapidissime, si manifestano entro pochi minuti dall’esposizione all’allergene, al massimo 20-30 minuti. Quelle “non IgE mediate” sono più lente e possono comparire dopo ore o giorni dall’esposizione all’allergene stesso.
Sì, il processo infiammatorio può cronicizzare, come accade con l’asma che, nella maggior parte dei casi, può durare tutta la vita. Per quanto riguarda la rinite, poi, esiste una forma persistente che si protrae anche per più di 4 settimane o per più di 4 giorni/settimana e una intermittente di durata minore. Comunque, il processo flogistico, quando è scatenato, tende a persistere con una “flogosi minima persistente”.
La terapia delle allergie si basa sul concetto che si tratta di malattie infiammatorie, spesso persistenti, sostenute dagli eosinofili. Questo vale per la rinite come per l’asma. La terapia di prima scelta è rappresentata dai corticosteroidi inalatori, i farmaci più efficaci per contrastare la reazione allergica di tipo eosinofilo. Il trattamento con questi farmaci prevede tempi lunghi per “spegnere” l’infiammazione, che rappresenta la base della malattia allergica. Generalmente le terapie vengono prescritte per periodi di tre mesi, e successivamente il paziente deve essere rivalutato.
I corticosteroidi per via inalatoria hanno il vantaggio di consentire una somministrazione rapida e di arrivare velocemente nel sito di infiammazione. Hanno, inoltre, una grande efficacia topica, con uno scarsissimo assorbimento sistemico e, di conseguenza, pochi effetti collaterali. Si tratta, infatti, di molecole che vengono degradate per oltre il 90% al primo passaggio epatico.
Recentemente, a causa della pandemia da Covid-19, abbiamo assistito a un acceso dibattito sulla sicurezza dell’uso dei farmaci per via inalatoria, in alcuni casi, addirittura sconsigliati. Tuttavia tutte le società scientifiche nazionali e internazionali pediatriche e dell’adulto hanno stabilito che i soggetti asmatici ed allergici non devono sospendere la somministrazione della terapia inalatoria. Perché, nel caso di un’infezione da Sars- CoV-2, si rischierebbe di aggravare la situazione del paziente.
Anche l’aerosolterapia può essere effettuata tranquillamente presso il proprio domicilio. Soprattutto per quanto riguarda i bambini, abituati a questo tipo di trattamento. Cambiare, o utilizzare una modalità differente per somministrare la terapia potrebbe compromettere la buona aderenza alla stessa, con il rischio di assistere a una riacutizzazione del processo infiammatorio.