Intervista del Mese

Sindrome dell'edificio malato

Intervista al Dottor Alberto Macchi

Dr. Alberto Macchi

Clinica Otorinolaringoiatrica dell’Università dell’Insubria, Past President dell’Accademia Italiana di Rinologia

Introduzione

Contrariamente a quel che si potrebbe pensare, responsabile della sindrome dell’edificio malato non è una casa vecchia che necessita di immediata ristrutturazione. In genere si tratta piuttosto di un edificio molto recente, dotato di tecnologie sofisticate per il controllo dell’ambiente interno che però, per assurdo, favorisce una condizione di inquinamento indoor. Ma cos’è esattamente la sindrome dell’edificio malato e, più in generale, quali conseguenze ha sulla salute l’inquinamento indoor? Ne abbiamo parlato con Alberto Macchi, della Clinica Otorinolaringoiatrica dell’Università dell’Insubria, Past President dell’Accademia Italiana di Rinologia.

Cos’è la Sindrome dell'edificio malato?

Si tratta di una patologia nuova, ma che colpisce un numero crescente di pazienti. Il fatto è che stiamo costruendo delle case sempre più funzionali, sempre più tecnologiche, sempre più mirate a controllare l’ambiente interno, la dispersione del calore e tutti i fattori che creano una qualità ambientale della casa ottimale. Purtroppo, però, non si tiene conto di alcuni aspetti, come il ricambio dell’aria, la mancanza di un riciclo delle condizioni ambientali, i materiali utilizzati all’interno della casa. Se il sistema di areazione e di depurazione dell’aria non è efficace si possono creare situazioni ambientali dannose per la salute in quanto si possono formare spore, muffe e si può verificare un’alterazione dei livelli di ossigeno e di anidride carbonica. La conseguenza è la comparsa di patologie come il mal di testa, frequenti raffreddori e in genere patologie delle alte vie aeree; inoltre, la presenza di alcune sostanze come la formaldeide, presente in molti mobili e per la quale in Italia non c’è ancora una normativa precisa, provoca alterazioni delle mucose, irritazione e infiammazione non solo delle alte, ma anche delle basse vie aeree. Gli ingegneri e i progettisti delle case ultramoderne dovrebbero porre una particolare attenzione nella ricerca del materiale e nella progettazione degli ambienti e credo che medici e ingegneri dovrebbero confrontarsi di più su questi aspetti.

Quali sono i principali responsabili dell’inquinamento indoor e quali gli effetti sulla salute?

Oltre alla formaldeide bisogna considerare fra gli inquinanti indoor tutte le sostanze chimiche utilizzate per la pulizia della casa; si tratta di preparati che contengono cloro, candeggina, ammoniaca e, senza demonizzare queste sostanze, una volta finito di pulire è importante provvedere a una buona areazione dei locali. In caso contrario rimangono dei residui che possono essere dannosi per chi vi entra in contatto, in particolare i bambini più piccoli che, per esempio gattonando sul pavimento, potrebbero avere delle problematiche respiratorie. Fra gli inquinanti indoor si possono considerare anche gli allergeni come i dermatophagoides, cioè gli acari della polvere, l’aspergillo, le muffe. Ma anche lo stesso frigorifero può rappresentare un’altra fonte di inquinamento: se i cibi non vengono conservati in maniera corretta possono formarsi muffe e altre sostanze inquinanti. Quando rientriamo a casa siamo convinti di entrare nel luogo più pulito e più sano del mondo, in realtà questo non è del tutto vero. Si pensi allo zerbino su cui si puliscono le scarpe, al tappeto all’ingresso della casa dove si tolgono le scarpe, ma anche all’inquinamento che entra dall’esterno. Se per esempio la casa si trova in un’area ad elevato inquinamento per la presenza di scarichi e fabbriche che emettono sostanze tossiche aprendo le finestre si finisce col far entrare un gran numero di inquinanti.

Qual è l’impatto sulle malattie respiratorie in età pediatrica e adulta? Perché i bambini sono più a rischio?

Senza dubbio i bambini sono i più a rischio, in primo luogo perché sono più a contatto con gli inquinanti indoor rispetto agli adulti e poi perché il loro apparato respiratorio è ancora in fase di sviluppo e perché, rispetto agli adulti, devono ancora maturare le proprie difese immunitarie e la barriera cellulare delle prime vie aeree. Ecco perché le patologie respiratorie, soprattutto le infezioni ricorrenti a livello nasale, bronchiale e bronchiolare, sono maggiori nei bambini che vivono nelle case in cui viene poco controllato il ricambio dell’aria e dove si utilizzano sostanze irritanti per la pulizia. Non bisogna però dimenticare gli anziani o chi ha per esempio delle patologie respiratorie come la BPCO. Se poi vogliamo fare un discorso più ampio, bisogna ricordare che i bambini stanno sempre più tempo in casa e questo si traduce in una carenza di vitamina D, una condizione che in realtà coinvolge anche gli adulti. Bisogna ricordare che la vitamina D è uno degli elementi fondamentali per il benessere della nostra prima linea di difesa, la barriera mucosale delle prime vie aeree.

Quali sono le conseguenze dell’inquinamento indoor su allergie e asma?

Gli inquinanti indoor determinano sicuramente un peggioramento di queste condizioni perché aggravano l’infiammazione che porta a edema e a una iperproduzione delle secrezioni. Molte forme catarrali, soprattutto nei bambini, sono legate anche all’esposizione agli allergeni con conseguente peggioramento della situazione, tanto è vero che tutte le linee guida internazionali sulle allergie, soprattutto per quanto riguarda quelle indoor come quella agli acari e alle muffe, indicano nella prevenzione la prima misura da adottare. Si deve cercare di eliminare i tappeti, i peluche, bisogna pulire accuratamente i locali, far entrare il sole in casa proprio per ridurre l’impatto che queste sostanze hanno sulle vie aeree.

Qual è il ruolo del fumo passivo?

Anche il fumo può essere considerato un inquinante indoor, anzi il fumo passivo è peggiore di quello che viene aspirato perché contiene gli elementi della combustione del tabacco e della carta della sigaretta. Inoltre, molti fumatori lasciano le sigarette nel posacenere anche per tanto tempo. Tutto ciò fa sì che si verifichi anche un inquinamento di ciò che rimane esposto al fumo, come stoffe e tessuti presenti nell’ambiente che assorbono questi elementi e pian piano li emettono col passare del tempo. In una casa in cui ci sono dei fumatori l’inquinamento da fumo finisce con l’essere perenne e questo va soprattutto a scapito dei piccoli pazienti. I genitori fumatori dovrebbero sicuramente imparare ad andare a fumare fuori casa.

Cosa si può fare per prevenire e per curare le malattie indotte o peggiorate dall’inquinamento indoor?

Non esiste un farmaco per curare la sindrome dell’edificio malato, ciò che bisogna fare è cambiare l’esposizione ambientale. Una possibilità è allontanare la persona affetta dal luogo di lavoro o dalla propria casa, ma probabilmente la cosa migliore da fare è intervenire sul settaggio dell’ambiente, prestando maggiore attenzione al luogo in cui viviamo: quindi attenzione ai ricambi d’aria, attenzione a far entrare il sole nelle case, attenzione anche a verificare i livelli di umidità presenti nell’ambiente che non deve essere né troppo umido né troppo secco. Si può intervenire anche ricorrendo a mezzi fisici, per esempio ad apparecchi fotocatalitici che consentono di migliorare la qualità dell’aria mediante un processo di fotocatalisi. In questi apparecchi l’aria passa attraverso un campo elettrico che, grazie alla luce, demolisce gli inquinanti, inclusi gli agenti infettivi come lo stesso coronavirus la cui presenza nell’ambiente viene ridotta del 99%. Io stesso ho condotto uno studio su un piccolo numero di pazienti con sintomi della sindrome dell’edificio malato andando ad analizzare le cellule presenti nelle secrezioni nasali. Questi pazienti avevano molte cellule infiammatorie nel naso, cellule che sono quasi completamente scomparse dopo aver migliorato le condizioni dell’ambiente in cui i soggetti vivevano grazie all’uso di un sistema di depurazione fotocatalitico. Ma una depurazione ambientale può essere ottenuta anche in maniera più naturale, più “verde”: molte piante possono agire da depuratori, per esempio il Benjamin assorbe quantità rilevanti di formaldeide e di altre sostanze tossiche e anche altre piante comuni come il tronchetto della felicità e il bambù sono validi depuratori.  Altre manovre cui possiamo ricorrere sono rappresentate dalla pulizia del naso, in particolare nei bambini l’esecuzione dei lavaggi nasali aiuta anche a portare via tutti gli inquinanti che ha respirato durante la giornata contribuendo a prevenire le patologie infiammatorie.