L’aria che respiriamo è molto importante per la nostra salute. Nei centri urbani la popolazione è esposta a miscele di inquinanti atmosferici potenzialmente dannose. L’apparato respiratorio può divenire l’organo bersaglio di una quantità innumerevole di sostanze nocive presenti nell’aria. Le proiezioni future sulla variabilità climatica suggeriscono un aumento di tali effetti nei prossimi decenni. Al Dottor Alberto Macchi chiediamo quali sono le principali sostanze nocive presenti nell’aria, cosa provocano all’apparato respiratorio di adulti e bambini e quali sono le principali strategie terapeutiche per limitarne gli effetti dannosi.
Di effetti nocivi provocati nell’ambiente e nell’aria si parla ormai da decenni, a tutti i livelli, non solo medico-scientifici, ma anche istituzionali, industriali ed agricoli. Nonostante ciò, il problema non è migliorato, se mai oserei dire il contrario. E questo si è visto dai dati relativi all’aumento dei fattori di rischio e delle sostanze contaminanti. Mi riferisco in particolar modo alle polveri sottili, alle polveri di carbone e all’aumento dell’anidride carbonica, legata a fattori come l’incremento dell’uso dell’auto.
Le sostanze coi agiscono soprattutto a livello dell’albero respiratorio, portando tosse, mancanza di fiato, produzione di molte secrezioni. Tutti fattori correlabili a un’infiammazione locale. È stato, infatti, dimostrato che la contaminazione dell’aria provoca e inasprisce i sintomi di patologie quali l’asma, la bronchite cronica e la bronchiolite, soprattutto nei piccoli pazienti, che sono quelli più indifesi.
Direi di sì. Ci sono stati Studi condotti dalle Università di Bologna e di Bari che hanno dimostrato come nelle aree con aria poco pulita, quali ad esempio la Pianura Padana, sull’asse dell’Autostrada del Sole, dove il traffico automobilistico è molto intenso, si è verificata una eccezionale concentrazione di casi di Covid 19. Questo perché si è visto come il virus si “attaccasse” alle polveri sottili rimanendo sospeso nell’aria per un maggior periodo di tempo.
D’altro canto, durante il lock down, abbiamo constatato come il fatto di rimanere molto più tempo in casa abbia ridotto l’esposizione a sostanze dannose, modificando l’andamento di molte patologie respiratorie come l’asma e la bronchite cronica. Un ruolo importante, poi, è stato giocato dall’utilizzo delle mascherine, che hanno agito da “filtro” nei confronti del particolato.
No. Quando parliamo di atmosfera contaminata, non dobbiamo sottovalutare il discorso legato ai pollini delle piante. Perché il polline è sì un elemento naturale, ma quando supera una certa quantità, è possibile parlare di inquinamento pollinico. Questo vale soprattutto per la categoria di pazienti allergici, che ultimamente è aumentata in modo considerevole, per due fattori: in primo luogo, perché il polline è anch’esso legato all’aumento del particolato che lo mantiene più tempo sospeso nell’aria. In secondo luogo, si parla molto di “economia green”, di aree verdi, ma dobbiamo fare molta attenzione alle piante che andiamo ad utilizzare, perché esistono piante “allergeniche” e spesso la scelta non viene fatta in maniera corretta. Basterebbe solo individuare il tipo di pianta giusta. Come si sa ci sono piante maschili e piante femminili: le prime creano pollini, le seconde no.
I pazienti con malattie respiratorie croniche causate o esacerbate da sostanze dannose presenti nell’atmosfera, devono prestare molta attenzione, seguendo scrupolosamente le indicazioni del proprio medico curante, senza interrompere la terapia prescritta.
Non solo, ma è anche importante seguire corrette abitudini comportamentali, come uscire preferibilmente al mattino o nelle prime ore della giornata, piuttosto che nelle ore centrali quando, si sa, c’è una maggiore presenza di smog dovuto al traffico.
Per quanto riguarda i trattamenti farmacologici, si tratta principalmente di terapie inalatorie con corticosteroidi. Purtroppo, in questo periodo di pandemia da Covid 19 si sono diffuse molte “fake news” sul rischio di diffusione del virus attraverso l’aerosolterapia.
Questo non è assolutamente vero. Se mai, è stato dimostrato che i pazienti asmatici o i bronchitici cronici sotto terapia sono stati meno soggetti al Covid 19, molto probabilmente perché i corticosteroidi hanno protetto le vie aree dall’attacco del virus. Mentre abbiamo assistito a molte recrudescenze delle patologie respiratorie croniche nei pazienti che hanno interrotto la terapia.