Lo sport è indicato per i pazienti asmatici, perché contribuisce a sviluppare tutta la muscolatura respiratoria/toracica che permette al bambino di respirare meglio.
Esiste poi un aspetto psicologico che non va sottovalutato: il bambino che fa sport non viene discriminato, si sente uguale agli altri, ha una stessa qualità di vita e questo aumenta l’autostima, soprattutto se riesce a raggiungere dei traguardi nella disciplina scelta.
Possiamo affermare con fermezza che lo sport non deve essere evitato, ma con le opportune considerazioni legate al paziente è possibile iniziare molte attività fisiche.
Sicuramente sì. Ci sono molti esempi di atleti di diverse discipline sportive a livello agonistico che dimostrano come l’asma non sia un impedimento. È possibile praticare anche sport dove si pensava il bambino asmatico potesse avere più difficoltà, come ad esempio l’atletica e la corsa considerate tra gli sport più asmogeni.
Paula Radcliffe è stata un’importante maratoneta, Jacqueline Joyner-Kersee era una velocista. Entrambe confermano quanto evidenziato: se gestita in modo corretto l’asma non è un limite alla pratica dello sport.
Anche David Beckham è asmatico da quando era bambino, ma questo non gli ha impedito di diventare un calciatore di primo livello.
A livello agonistico, inoltre, il percorso di allenamenti e gare è molto strutturato e controllato, e questo si traduce in una disciplina maggiore che si può riverberare anche nella gestione della terapia, che rimane l’aspetto imprescindibile.
Fatta la premessa che è importante scegliere uno sport che piace, per poterlo proseguire nel tempo, in linea generale si possono fare molti sport come, ad esempio uno su tutti, il nuoto, considerato un’ottima attività fisica. Se dobbiamo pensare ad alcune discipline, direi di tenere conto degli sport che vengono praticati al chiuso con un rischio di esposizione agli acari che potrebbero creare una situazione di suscettibilità nel paziente allergico, ma che comunque non sono da escludere a priori. In tutte le situazioni la raccomandazione è di essere preparati e consapevoli grazie anche alla guida dello specialista.
L’aspetto fondamentale e prioritario è che l’asma sia ben controllata. La terapia deve essere eseguita in modo corretto. Un bambino che deve iniziare uno sport non può prescindere da ciò, perché se abbiamo detto che non ci sono ostacoli per i pazienti nella pratica della attività fisica, è anche importante sottolineare che se l’asma non è tenuta sotto controllo i rischi di riacutizzazioni o attacchi improvvisi potrebbero manifestarsi più facilmente.
Nei casi di asma da sforzo, si può pensare di assumere una terapia aggiuntiva prima di iniziare gli allenamenti.
Un controllo preciso dell’asma si ha solo con una massima aderenza alla terapia, che è protratta nel tempo anche se non continuativa. Nella nostra pratica clinica purtroppo assistiamo spesso a un’iniziale impegno a seguire correttamente tutto il piano di cura stabilito e poi nel tempo a una disattesa delle aspettative terapeutiche. L’aderenza riguarda anche il modo di somministrazione dei farmaci. Abbiamo spesso rilevato che nell’eseguire i puff, ad esempio, non si applicano i procedimenti corretti e questo è un problema, perché si pensa erroneamente di avere preso la terapia, ma in realtà questa è stata assimilata solo parzialmente.
I genitori devono essere costantemente educati a comprendere quanto un comportamento virtuoso nella gestione della terapia, permetta ai propri bambini di vivere una vita serena e senza restrizioni.
Lo specialista è il punto di riferimento per il paziente. Condividere, con chi conosce la storia clinica del bambino asmatico, la volontà di iniziare a praticare sport è fondamentale per valutare opportunità e benefici. Inoltre, rappresenta un’occasione per rimarcare i messaggi di cui abbiamo parlato precedentemente.