Il broncospasmo comporta la contrazione anomala e importante della muscolatura liscia bronchiale. Questo fenomeno provoca il restringimento dei bronchi e, come conseguenza la difficoltà respiratoria a causa di una riduzione del passaggio dell’aria ai polmoni.
Il broncospasmo è presente in diverse patologie tra cui l’asma. Spesso al broncospasmo vengono associati altri sintomi quali difficoltà a respirare con affanno, tosse, rantoli espiratori, senso di oppressione toracica fino a percepire dolore, febbre e malessere generale, cianosi.
È fondamentale comprenderne la causa attraverso un’analisi puntuale per individuare il piano terapeutico più idoneo.
L’asma è la patologia cronica più frequente in età pediatrica.
Un documento del gruppo GARD (Global Alliance for Respiratory Disesases) Italia, che afferisce al Ministero della Salute e raggruppa i rappresentanti delle più importanti Società Scientifiche Nazionali ed è in continuo confronto con il Gard internationale che opera sotto l’egida dell’OMS, ha recentemente presentato dei dati di prevalenza dell’asma in età pediatrica quantificabili in circa il 10% di prevalenza di malattia nella popolazione infantile.
Tra questi, circa il 5% non è ben controllato dalla terapia e rientra nel cosiddetto gruppo dell’asma problematica e circa il 2% dei piccoli pazienti è stimato soffrire di asma grave.
I sintomi delle forme allergiche respiratorie e del COVID-19 possono differenziarsi soprattutto per quanto riguarda la febbre, che è caratteristica delle forme conclamate dell’infezione da Coronavirus mentre non lo è per le forme asmatiche.
Inoltre la componente di broncospasmo con dispnea è ben nota e riconoscibile da parte del paziente asmatico.
Nell’infezione virale sono spesso riportate congiuntivite e ostruzione nasale, ma nel caso elle forme allergiche tende a prevalere il prurito a livello nasale e oculare, spesso esteso anche al faringe e all’orecchio, accompagnato da selve di starnuti.
Attualmente si ritiene l’asma moderato e grave, ma probabilmente non l’asma lieve, possano rappresentare un rischio maggiore di complicanze respiratorie in corso di COVID-19. I bambini sembrano rappresentare una popolazione a minor rischio di infezioni gravi da parte del Coronavirus rispetto agli adulti. Tuttavia, l’asma rappresenta sempre, anche in questo momento, una patologia che può andare incontro a crisi di diversa gravità, scatenate da diversi fattori, tra i quali allergeni e infezioni.
Pertanto in un momento particolare come questo in termini di assistenza sanitaria, è molto importante mantenere elevati gli standard di controllo dell’asma. A livello internazionale, il gruppo di esperti della Global Iniative on Asthma (GINA) ha chiaramente indicato l’opportunità di mantenere i trattamenti antiasmatici in atto, evitando di sospenderli in autonomia senza aver condiviso le decisioni sul programma terapeutico con il Curante o lo Specialista di riferimento. Queste indicazioni sono state recepite anche a livello nazionale e la Società Italiana per le Malattie Respiratorie Infantili (SIMRI) le ha diffuse ai medici e ai pazienti italiani nelle settimane scorse.
Ovviamente, oltre al trattamento farmacologico, il controllo dell’asma in caso di forme allergiche prevede sempre il maggior controllo possibile sull’esposizione allergenica e, anche in questo momento, valgono le raccomandazioni soprattutto per gli allergeni degli ambienti domestici, in particolare gli acari, per i quali una efficace profilassi ambientale può contribuire a ridurre significativamente il livello di infiammazione delle vie aeree e di episodi di riacutizzazione.
In situazioni di difficoltà negli spostamenti e per limitare il rischio di esposizione ad ambienti potenzialmente infetti come studi medici in corso di epidemie come quella attuale, il ricorso a metodiche di telemedicina potrebbe essere molto importante. In ogni caso tuttavia, non è opportuno fare affidamento su applicazioni generiche o siti web non certificati.
La telemedicina può rappresentare uno strumento veramente utile se strutturata in modo tale da garantire la sicurezza del paziente attraverso un flusso bidirezionale di informazioni con il medico curante.
Sulla base di informazioni oggettive, entro certi limiti, il medico può valutare anche a distanza l’andamento clinico del paziente, valutare gli effetti della terapia in atto e cogliere segnali di criticità.
Al momento, purtroppo, per l’asma pediatrica, non sono disponibili programmi certificati in tal senso. Tuttavia la tecnologia sta proponendo degli strumenti portatili per la valutazione della funzionalità respiratoria e per il monitoraggio dell’andamento clinico a costi relativamente contenuti.
Come per altre patologie croniche, anche per l’asma non è difficile immaginare che nel prossimo futuro sarà possibile avvalersi di nuove metodiche per una miglior gestione della patologia anche da remoto, sempre raccomandando di evitare gli approcci fai-da-te da parte dei pazienti ma affidandosi per qualsiasi decisione all’esperienza del medico di riferimento.
L’attività sportiva, e il movimento in genere, sono importanti per il mantenimento dello stato di salute in generale e, anche nel caso dell’asma, è stato dimostrato che, contrariamente a quanto spesso viene percepito, un allenamento costante migliora la performance respiratoria.
Purtroppo, in queste settimane, soprattutto per i più piccoli, abituati a sport di squadra all’aperto o in luoghi organizzati come palestre o piscine, è molto difficile riprodurre in casa situazioni analoghe.
È facile prevedere che, nella maggior parte dei casi, i bambini limitati nelle loro abitazioni abbiano preferito attività più sedentarie. Non sarà facilissimo riorganizzare la ripresa delle attività motorie al termine del periodo di blocco.
Probabilmente la gradualità con cui necessariamente dovremo far ritorno alle nostre abitudini consentirà anche nel caso dei bambini una graduale ripresa delle loro abitudini, adattandole alla situazione che dovremo affrontare nei prossimi mesi.
Sono diversi i fattori inquinanti ambientali che possono contribuire negativamente nel soggetto asmatico.
Il fumo di sigaretta, sia diretto che indiretto, rappresenta uno dei problemi più consistenti nelle famiglie con bambini asmatici.
Il semplice fatto di non fumare davanti al bambino non lo pone assolutamente al riparo dell’esposizione al fumo indiretto, le cui componenti inquinanti vengono rilasciate nell’ambiente per diverse ore dopo aver fumato.
Anche diverse sostanze inquinanti presenti nell’ambiente esterno possono agire negativamente nell’asma. Per esempio, diversi studi dimostrano come il particolato contribuisca significativamente nella patologia e che i pazienti che abitano in aree ad intenso traffico possono avere un peggioramento dei sintomi.
Anche le attività sportive dovrebbero essere svolte in ambienti il più liberi possibile da inquinamento ambientale si è visto infatti che la possibilità di andare incontro a broncospasmo indotto dall’esercizio fisico è in qualche modo correlata ai livelli di inquinanti presenti nell’ambiente dove è svolta l’attività.
Purtroppo il controllo di quanto avviene all’esterno è difficilmente realizzabile dai cittadini e dovrebbe essere parte di programmi governativi nazionali o sovra-nazionali ma è importante perlomeno intervenire dove lo possiamo fare, in particolare smettendo di fumare.