Intervista del Mese

Patologie respiratorie
e cambiamenti climatici

Intervista alla Prof.ssa Stefania La Grutta

Prof.ssa Stefania La Grutta

MD, PhD Dirigente di Ricerca - Responsabile sede secondaria di Palermo Istituto di Farmacologia Traslazionale IFT Responsabile della Unità di ricerca di epidemiologia clinica e ambientale delle malattie respiratore e allergiche in età pediatrica.

Negli ultimi anni stiamo assistendo ad alcune delle conseguenze che i cambiamenti climatici hanno sulla nostra vita. Stagioni che tardano ad arrivare come i mesi scorsi caratterizzati da temperature più autunnali che primaverili, alluvioni… questi eventi che non sono più eccezionali nella loro manifestazione incidono anche sull’incidenza delle patologie respiratorie? In che modo?

Sicuramente le variazioni climatiche repentine in termini di temperatura, umidità sempre più frequenti e durature a cui assistiamo nel corso degli ultimi anni incidono su tutte le patologie croniche comprese quelle respiratorie. L’evento più critico è il cambio repentino di temperatura che può portare un effetto di disidratazione delle vie aeree dell’epitelio e di stress ossidativo, fattori che favoriscono le riacutizzazioni, ad esempio dei pazienti con asma e che si traducono in accessi al pronto soccorso.

Come si possono fronteggiare in modo efficace sbalzi di temperatura inaspettati o, se esiste la componente allergica, gli episodi di iper pollinazione o di fioriture ritardate?

Il cambiamento climatico non è rilevante per la salute solo per gli sbalzi di temperatura; non dobbiamo dimenticare, infatti che a livello ambientale ci sono altri fattori di cui tenere conto. Per i soggetti allergici, ad esempio si trovano a fronteggiare stagioni polliniche più lunghe o anticipate con quantità di pollini prodotta maggiore. Gli abbassamenti repentini della temperatura o le precipitazioni abbondanti temporalesche possono determinare la rottura improvvisa di alcuni pollini per shock osmotico con liberazione in aria di quantità pollinica e conseguente aumento del rischio di esposizione dei pazienti asmatici con componente allergica agli allergeni.

Per il paziente pediatrico si deve avere quindi avere un’attenzione maggiore.

Il primo consiglio è di controllare i bollettini pollinici per capire in anticipo se si va incontro a un’esposizione eccessiva degli allergeni e quindi essere preparati esattamente come si controlla il meteo per le previsioni del tempo.

Il secondo consiglio è di seguire tutte le raccomandazioni fornite dal medico che può essere il medico di medicina generale o lo specialista soprattutto se è prevista la gestione di terapie impegnative come quelle che prevedono l’utilizzo di farmaci biologici.

Il terzo consiglio è imparare di autogestire in prima battuta la fase acuta, quindi, gestire i farmaci dell’emergenza nella dose e sequenza previste dal piano terapeutico d’emergenza; per poi rivolgersi al pronto soccorso se la situazione non è in regressione e i sintomi persistono.

La terapia per l’asma o la rinite deve essere rivista?

L’aspetto più importante è verificare se la terapia del paziente asmatico è efficace, ossia se l’infiammazione è tenuta sotto controllo in modo corretto. Non esiste un’esigenza di cambiare il piano terapeutico in base ai cambiamenti esterni del clima. Se però il paziente presenta una o più riacutizzazioni sicuramente si deve indagare quali sono le cause e intervenire in modo tempestivo per riportare ad una situazione di equilibrio.

È cambiato il tipo di accesso al ps per episodi di riacutizzazione?

Nel corso dei diversi progetti che ho potuto seguire come componente della rete Ambiente e Salute abbiamo avuto la possibilità di lavorare con diversi gruppi che in Italia coordinano il monitoraggio delle ondate di calore. Ci sono studi a livello nazionale che hanno evidenziato come gli accessi al PS per episodi acuti con conseguente ricovero, soprattutto per fasce di popolazione fragili (bambini e anziani) siano aumentati sia proprio per le elevate temperature, sia per picchi di inquinamento che le alte temperature favoriscono.

In un recente lavoro scientifico realizzato in collaborazione con i Colleghi Pediatri dell’Università di Pisa abbiamo osservato che i ricoveri per riacutizzazioni respiratorie erano significativamente associati a picchi pollinici; l’effetto era maggiore nei pazienti polisensibili e nei bambini più grandi.

Oltre ad essere uno stress notevole per i pazienti e i famigliari, non dobbiamo dimenticare che c’è un aggravio anche per il sistema sanitario nazionale, che si trova a gestire un eccesso di prestazioni in acuto.