Sicuramente le variazioni climatiche repentine in termini di temperatura, umidità sempre più frequenti e durature a cui assistiamo nel corso degli ultimi anni incidono su tutte le patologie croniche comprese quelle respiratorie. L’evento più critico è il cambio repentino di temperatura che può portare un effetto di disidratazione delle vie aeree dell’epitelio e di stress ossidativo, fattori che favoriscono le riacutizzazioni, ad esempio dei pazienti con asma e che si traducono in accessi al pronto soccorso.
Il cambiamento climatico non è rilevante per la salute solo per gli sbalzi di temperatura; non dobbiamo dimenticare, infatti che a livello ambientale ci sono altri fattori di cui tenere conto. Per i soggetti allergici, ad esempio si trovano a fronteggiare stagioni polliniche più lunghe o anticipate con quantità di pollini prodotta maggiore. Gli abbassamenti repentini della temperatura o le precipitazioni abbondanti temporalesche possono determinare la rottura improvvisa di alcuni pollini per shock osmotico con liberazione in aria di quantità pollinica e conseguente aumento del rischio di esposizione dei pazienti asmatici con componente allergica agli allergeni.
Per il paziente pediatrico si deve avere quindi avere un’attenzione maggiore.
Il primo consiglio è di controllare i bollettini pollinici per capire in anticipo se si va incontro a un’esposizione eccessiva degli allergeni e quindi essere preparati esattamente come si controlla il meteo per le previsioni del tempo.
Il secondo consiglio è di seguire tutte le raccomandazioni fornite dal medico che può essere il medico di medicina generale o lo specialista soprattutto se è prevista la gestione di terapie impegnative come quelle che prevedono l’utilizzo di farmaci biologici.
Il terzo consiglio è imparare di autogestire in prima battuta la fase acuta, quindi, gestire i farmaci dell’emergenza nella dose e sequenza previste dal piano terapeutico d’emergenza; per poi rivolgersi al pronto soccorso se la situazione non è in regressione e i sintomi persistono.
L’aspetto più importante è verificare se la terapia del paziente asmatico è efficace, ossia se l’infiammazione è tenuta sotto controllo in modo corretto. Non esiste un’esigenza di cambiare il piano terapeutico in base ai cambiamenti esterni del clima. Se però il paziente presenta una o più riacutizzazioni sicuramente si deve indagare quali sono le cause e intervenire in modo tempestivo per riportare ad una situazione di equilibrio.
Nel corso dei diversi progetti che ho potuto seguire come componente della rete Ambiente e Salute abbiamo avuto la possibilità di lavorare con diversi gruppi che in Italia coordinano il monitoraggio delle ondate di calore. Ci sono studi a livello nazionale che hanno evidenziato come gli accessi al PS per episodi acuti con conseguente ricovero, soprattutto per fasce di popolazione fragili (bambini e anziani) siano aumentati sia proprio per le elevate temperature, sia per picchi di inquinamento che le alte temperature favoriscono.
In un recente lavoro scientifico realizzato in collaborazione con i Colleghi Pediatri dell’Università di Pisa abbiamo osservato che i ricoveri per riacutizzazioni respiratorie erano significativamente associati a picchi pollinici; l’effetto era maggiore nei pazienti polisensibili e nei bambini più grandi.
Oltre ad essere uno stress notevole per i pazienti e i famigliari, non dobbiamo dimenticare che c’è un aggravio anche per il sistema sanitario nazionale, che si trova a gestire un eccesso di prestazioni in acuto.